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Martedì, 16 Aprile 2024
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Furti, riciclaggio e minacce al sindaco, il pm: «Comportamenti tipici della criminalità organizzata»

Sgominata una pericolosa banda di malviventi sinti che negli anni ha messo a segno centinaia di colpi, rubato e ricettato tonnellate di materiale ferroso, utilizzando metodologie tipiche della criminalità organizzata arrivando a minacciare anche un sindaco

«Il controllo del territorio operato da questo gruppo di malviventi è tipico di certe metodologie che si rifanno alla criminalità organizzata, tanto da arrivare a minacciare un sindaco». Non usa mezzi termini il sostituto procutore Matteo Centini che ha guidato le complesse indagini che hanno portato all'emissione di 34 ordinanze di misura cautelare nei confronti di altrettante persone accusate a vario titolo di furto aggravato, furto in abitazione, estorsione, truffa, ricettazione, riciclaggio, associazione per delinquere (25 persone), e in un caso minaccia aggravata a pubblico ufficiale (ai danni di un sindaco e di un addetto alla sicurezza di un'area ecologica). Si tratta di un gruppo di sinti (imparentati tra loro) ma anche non di etnia nomade, sia maschi sia femmine dai 25 e 49 anni, tutti con un preciso ruolo e con specifiche competenze. Un sodalizio criminale con a capo una figura carismatica, il 52enne Rocco Bramante, che aveva a disposizione una squadra ben rodata e altrettanti canali di ricettatori che per anni si sono arricchiti alle spalle di decine e decine di cittadini.

L'operazione "Tower" è scattata all'alba del 15 marzo e ha visto impiegati centinaia di carabinieri, unità cinofile e il Nucleo Elicotteri di Forlì. I militari hanno dato esecuzione contemporaneamente nei campi nomadi di Torre della Razza in città, Caorso e alcune abitazioni private a Monticelli alle ordinanze del gip Stefania Di Rienzo. Le indagini complesse hanno alzato il velo su centinaia di episodi delinquenziali che vanno dal furto, alla truffa, alla rapina, ricettazione, smaltimento illecito di materiale ferroso che ha fruttato al gruppo centinaia di migliaia di euro nel corso di  anni. Le indagini sono iniziate nel febbraio del 2017 e sono terminare nell'aprile 2018 grazie alle «preziose segnalazioni dei cittadini ai carabinieri che per settimane hanno indicato una vettura che si aggirava quotidianamente nei paesi e nelle campagne della Bassa», ha detto Centini che ha continuato: «Non smetterò mai di ringraziare i residenti per il prezioso aiuto e per la fattiva collaborazione con i carabinieri del paese che vivendo sul territorio hanno il polso di quanto accade quotidianamente». 

A decapitare la potente e pericolosa organizzazione criminale che da anni depredava e saccheggiava non solo la Bassa ma anche Piacenza, Carpaneto, San Giorgio, Calendasco, Pontenure, Podenzano e Cremona, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Piacenza, coordinati dal luogotenente Camillo Calì, e i militari delle varie stazioni dei paesi presi di mira dal gruppo. Indagati anche i vertici di due aziende piacentine, con sede a Calendasco e Piacenza, che ricettavano materiale ferroso che i sinti procuravano loro. L'attività ha dimostratcentini cappelleri calì iannucci piras 2019-2o una associazione radicata, con molti componenti, con una rigida divisione dei compiti e gerarchicamente strutturata, talmente pericolosa e spregiudicata che è arrivata, nella persona del capo Rocco Bramante, a irrompere nel municipio di Caorso per minacciare il sindaco Roberta Battaglia: «Tu, donna, non puoi impedirmi di fare quello che voglio» riferendosi al fatto di poter entrare a piacimento in discarica e prendere ciò che voleva, nel mirino delle intimidazioni anche un addetto alla sicurezza della discarica di Caorso.  I sinti maschi rubavano tonnellate di materiale ferroso, ogni giorno razziando case, cascine, aziende agricole, poi le ricettavano con la connivenza di due aziende compiacenti alle quali vendevano il materiale rubato, così come facevano nella discarica di Caorso. Le donne invece si occupavano - fanno sapere dalla procura - di truffare, rapinare, irretire persone anziane e disabili riuscendo a rubare migliaia di euro tra contanti, gioielli, carte bancomat, cellulari. Tutto il bottino veniva prontamente e puntualmente portato al cospetto del capo il quale poi attivava i vari canali di ricettatori specializzati. Agivano - spiegano gli inquirenti - sotto l'effetto di cocaina (in manette è finito anche il loro pusher) e conducevano una vita nell'illegalità totale, quattordici i minori che sono stati presi in carico dai servizi sociali e dalla polizia locale dell'Unione Bassa Valdarda e Fiume Po. Due le basi (San Nazzaro e la Torre di Caorso) dove si rifugiavano pochi minuti dopo i colpi.

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