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«In campo sempre per dare il meglio e fare il mio dovere»

Volley: intervista a Marta Ghisolfi (Pavidea Steeltrade). Non ha la fortuna di avere un posto da titolare, ma ogni volta che entra sul parquet, non tradisce. Marta Ghisolfi riesce spesso a mettere sigilli importanti sulle partite ed ha un rapporto altissimo tra minuti di presenza e punti realizzati

Non ha la fortuna di avere un posto da titolare, ma ogni volta che entra sul parquet, non tradisce. Marta Ghisolfi riesce spesso a mettere sigilli importanti sulle partite ed ha un rapporto altissimo tra minuti di presenza e punti realizzati. Il ventenne "centrale" della Pavidea Steeltrade ha lasciato una traccia decisiva sul quarto set della gara contro l'Atomat Udine, portando le rossoblù al tie break. E anche contro il Liu Jo ha voluto metterci del suo: quattro punti in tabella segnati nei momenti più significativi e decisivi. Per la serie: pochi, ma buoni.

"E' chiaro-afferma la pallavolista cremonese-che mi piacerebbe giocare di più, magari tutta la partita. Però quando si è in campo, comunque sia, si cerca sempre di dare il meglio e soprattutto fare il proprio dovere. Se poi si mettono nello "score" punti importanti e decisivi, anche se si gioca poco, si è contanti lo stesso".

E' finita l'era Amoros ed è cominciata quella di Zanichelli. Quando si cambia allenatore, come cambia una giocatrice?

"Cambia moltissimo. Si cambiano allenamenti e si cambia spirito. Da parte mia cerco di farmi notare secondo le mie caratteristiche".

Cosa ti ha colpito di più del nuovo allenatore?

"E' difficile dare una risposta. E' arrivato da poco tempo ed anch'io sto ancora monitorando tutta la situazione. Credo che il tempo sarà galantuomo e potrò avere un quadro più chiaro. Adesso è ancora troppo presto".

Durante le premiazioni del "Memorial Samantha Pini" hai ricevuto il premio come migliore giovane. Sei un talento.

"Mah. Talento è una parola grossa. Non sempre essere giovani significa avere talento. Prendiamo il riconoscimento così, col significato che gli è stato dato. Fermiamoci lì".

Come sei arrivata alla pallavolo?

"Ho cominciato a praticare l'atletica leggera e mi sono avvicinata alla pallavolo in seconda media. Mi è piaciuta e ho continuato facendo tutte le categorie giovanili".

Quando sei arrivata a Fiorenzuola?

"Quattro anni fa. Allora l'allenatore era Mazzola. Con lui sono rimasta due anni, poi sono arrivati Cremonesi, Amoros ed ora Zanichelli. Insomma, di tecnici ne ho cambiati molti".

Il campionato di B/1 sta finendo. Hai qualche rimpianto?

"Ne ho molti, come tutte le mie compagne di squadra. Ci aspettavamo un campionato diverso da chiudere con la salvezza. Non ci siamo riuscite e siamo dispiaciute. Ma da qui in avanti cercheremo di dare il massimo per finire la stagione al meglio".

Ti sei iscritta alla Facoltà di giurisprudenza. Sarai un bravo avvocato o una brava pallavolista?

"Chi può dirlo. Il fatto di essermi iscritta a giurisprudenza, non significa che io intraprenda la carriera di avvocato. Sono strade parallele, ma diverse. Vedremo se riuscirò a conciliare tutto. La decisione la prenderò quando sarà il momento giusto".

Dove sono i tuoi limiti?

"Credo mi manchi un po' di sicurezza. Non avevo mai disputato la B/1 e confesso di avere incontrato qualche problema. Ti trovi davanti giocatrici più esperte che la categoria l'hanno già ampiamente digerita e ti vengono addosso paure e timori. Non è facile adattarsi".

In famiglia come vivono la tua passione per la pallavolo?

"Mia madre non è interessata. Mio padre, invece, lo è tantissimo. Più di una volta mi ha spinto a continuare e io gli devo molto".

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