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Picchia la convivente e la insegue, resta in carcere

Il 36enne rom accusato di maltrattamenti aggravati. L’uomo risponde al giudice e ammette di aver aggredito la propria compagna (i due hanno 4 figli)

Resta in carcere il romeno di 36 anni accusato di maltrattamenti nei confronti della compagna. Il 2 aprile, si è svolto l’interrogatorio di convalida dell’arresto - eseguito il 29 marzo dai carabinieri di Fiorenzuola - davanti al giudice per le indagini preliminari, Luca Milani. L’uomo era stato arrestato su disposizione del sostituto procuratore Ornella Chicca. Il 36enne è difeso dall’avvocato Marco Mascheroni (Foro di Lodi). L’uomo, che appartiene all’etnia rom, ha risposto al giudice, ammettendo gli addebiti e dicendo che si è trattato di un caso isolato. In realtà, i carabinieri sarebbero già intervenuti a gennaio, quando la donna era stata medicata al pronto soccorso, a causa delle botte, ma lei non lo avrebbe denunciato. A far scattare le manette, sabato mattina, erano stati i carabinieri che lo avevano trovato in mezzo alla strada, a Cadeo, mentre litigava con la moglie. Vista la scena, e conoscendo la situazione familiare, alcuni vicini avevano avvertito i carabinieri. Davanti ai militari che cercavano di calmare gli animi, il 36enne avrebbe detto alla moglie che quando se ne sarebbero andati «ti ammazzo». Alla base dell’aggressione - lui l’avrebbe picchiata in casa e lei, spaventata, avrebbe preso i figli e sarebbe scappata in strada - la malattia del gioco, che gli faceva spendere buona parte di quello che guadagnava, trascurando la famiglia. A questo, si sarebbe aggiunto anche l’alcol che spesso avrebbe provocato furiosi litigi.

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