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«Quel tentativo di strangolamento non avrebbe potuto ucciderla»

Tentato omicidio di Lugagnano nel luglio 2017, la perizia del medico legale: «Il braccio intorno al collo non poteva provocare la morte». Dura la replica del pm Centini che ha contestato le interpretazioni del medico

«Quel braccio intorno al collo non avrebbe potuto provocare la morte per strangolamento». Lo ha detto, il 13 marzo, davanti ai giudici il medico legale di Parma che ha testimoniato ed esposto la propria perizia sulle lesioni riportate da una ragazza, rimasta vittima dell’aggressione della 29enne con cui aveva avuto una relazione. Il giovane, Federico Rossi, 25 anni, è accusato di tentato omicidio premeditato, sequestro di persona e stalking. Il medico è stato protagonista in aula di un aspro confronto con il pm Matteo Centini, il quale ha contestato all’esperto di medicina legale una interpretazione della perizia che sfociava troppo spesso in analisi giudiziarie.

La mattinata, al processo collegiale presieduto da Gianandrea Bussi (a latere Luca Milani e Fiammetta Modica), è cominciata con tre testimoni della difesa, tra cui la convivente dell’imputato. Tranquilla e decisa, la donna ha risposto alle domande del difensore Claudia Pezzoni. La giovane convive con il 25enne da alcuni anni e i due hanno un figlio di 3 anni. «Non mi ha mai detto che il rapporto tra noi era finito - ha affermato - né mi ha mai detto “me ne vado”. Dopo aver scoperto che i due si vedevano, ho telefonato più volte a quella ragazza ma non mi ha mai risposto». Nel marzo, la convivente viene a sapere che i due si sarebbero incontrati a casa della “rivale” e decide di raggiungerli. Bussa e ad aprire si presenta il suo convivente. La 29enne è al piano di sopra: «Lei mi sente e mi urla di uscire. Io salgo al piano di sopra e la afferro per il bavero». L’amante, immaginando un’aggressione, mi dice: «Fallo e ti mangio tutto». La convivente se ne va. Infine, a una domanda dell’avvocato, la giovane risponde di «averlo perdonato».

E’ stata poi la volta del medico legale Nicola Cucurachi, dell’università di Parma. Il medico aveva eseguito una perizia sulle lesioni della ragazza aggredita, commissionata dalla difesa, che era stata acquista all’inizio del processo. La ragazza aveva riportato diversi traumi, ecchimosi ed ematomi, per lo più sul lato sinistro, e i sanitari del ponto soccorso dell’ospedale di Fiorenzuola avevano stilato una prognosi di 20 giorni (dopo aver ricevuto diversi colpi mentre era in auto, la sera del 24 luglio 2017, la ragazza riuscì liberarsi e quando l’auto si fermò in piazza a Lugagnano, lei riuscì a gettarsi fuori). La giovane, secondo la perizia, non sarebbe mai stata in pericolo di vita.

La battaglia tra la pubblica accusa e il medico ha visto al centro le ecchimosi sul collo. Le lesioni sono sì compatibili con il braccio stretto intorno al collo, ma non avrebbero potuto provocare la morte perché lui la stringeva dal sedile a fianco al suo. Diverso sarebbe stato se le avesse messo il braccio intorno al collo prendendola da dietro, ha continuato il medico legale. «Se avesse voluto ucciderla - ha detto il medico - avrebbe fermato l’auto e le avrebbe stretto le mani al collo. Per portare una persona all’asfissia servono 4 o 5 minuti». La ragazza ha lesioni intorno al collo, ma anche quelle non avrebbero potuta ucciderla perché sarebbero state fatte con una mano sola. Il medico aveva detto che quei segni non dicevano nulla sulle intenzioni. Una interpretazione che ha trovato la dura opposizione del pm Centini, secondo il quale invece c’era la volontà di uccidere.

L’avvocato Pezzoni (foro di Parma), aveva fatto redigere, dallo psichiatra Simone Bertacca, una relazione di parte da cui era emerso che le condizioni dell’uomo sono incompatibili con il regime carcerario, che sarebbe affetto da un disturbo di personalità e che assumeva farmaci antidepressivi. La richiesta di arresti domiciliari era stata avanzata al giudice, il quale l’aveva accolta disponendo il braccialetto elettronico. Rossi, però, continua a restare in cella, perché - nella sona dove abita, sopra Lugagnano, non c’è l’antenna e il segnale che consente il controllo a distanza.

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