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Maxi raggiro all’assicurazione, in cinque davanti al giudice

Associazione per delinquere finalizzata a truffa e appropriazione indebita. In un decina di anni, i membri di una famiglia di Fiorenzuola, avrebbero incassato centinaia di migliaia di euro, secondo la procura, ingannando clienti e la compagnia Allianz

Centinaia di migliaia di euro scomparsi, assicurazioni stipulate in apparenza per Allianz, l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all’appropriazione indebita avendo creato - secondo le accuse della procura - una gestione parallela per circa un decennio falsificando polizze e contratti, facendo credere ai clienti di essersi assicurati con la famosa compagnia.

E’ cominciato il 17 settembre, il processo nei confronti di un nucleo familiare di Fiorenzuola. Il collegio dei giudici, presidente Stefano Brusati, a latere Sonia Caravelli e Stefano Aldo Tiberti, ha aperto il dibattimento - pm Daniela Di Girolamo - davanti ad alcuni imputati e a un nugolo di avvocati. Molte delle persone raggirate sono già state risarcite dall’assicurazione, mentre in aula erano presenti gli avvocati di alcune delle poche parti civili rimaste.

L’inchiesta della Guardia di finanza aveva portato alla denuncia di 5 persone: Maurizio Piccioni, 77 anni, della moglie coetanea Albertina Mori Pellegrini, dei figli Filippo e Roberto, e del socio Marina Bassi (accomandatario della Arda Net). I due coniugi sono difesi dagli avvocati Patrizia Picciotti ed Emanuele Solari; Filippo Piccioni da Antonino Rossi; Roberto Piccioni e Marina Bassi da Francesca Beoni (che sostituiva il collega Giancarlo Ascani, di Roma). Le parti civili, si sono costituite con gli avvocati Annalisa Cervini, Ilaria Zedda, Mauro Pontini e Cecilia Cirigioni. Presente anche, come responsabile civile, l’assicurazione Groupama, che aveva chiesto di essere estromessa. La richiesta è stata respinta dai giudici.

Secondo le accuse, le presunte truffe e appropriazioni, sarebbero avvenute dal 2010. Alcuni ignari cittadini hanno sottoscritto polizze vite per importi che andavano da 10mila a 230mila euro, ma nel 2014 ne venne stipulata una di oltre 420mila euro. Tutto denaro che, per la procura, non sarebbe finito alla Allianz, ma nei conti dei cinque imputati.

Dalle indagini, riguardo all’appropriazione indebita, è emerso che Mori Pellegrini, in qualità di responsabile amministrativo-contabile (lavorava per la Ducato srl, società mandataria della Allianz) proponeva le polizze o le integrazioni, ma il gruppo di assicuratori avrebbe incassato gli importi senza versarli alla compagnia madre. Le truffe, invece, sarebbero consistite nel comunicare ad Allianz il riscatto di polizze vita o altri premi. All’assicurazione venivano forniti numeri di conto corrente - che non sarebbero stati però stati clienti - dove accreditare le somme. La compagnia, tratta in errore, avrebbe pagato gli importi “dalle false operazioni di riscatto”: un totale di oltre 580mila euro. Un imponente giro di denaro che sarebbe stato realizzato con documenti falsi - ai clienti ignari si proponevano tassi superiori a quelli offerti in realtà da Allianz - che avrebbero assicurato lauti interessi sul capitale investito.

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