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Servizi a domanda individuale: aumentano le tariffe per mense, trasporto e asili

L'assessore al Bilancio Minari: «Adeguamenti necessari per la sostenibilità futura dei servizi e dell'equilibrio contabile dell'Ente»

L’aumento delle tariffe dei servizi a domanda individuale - in particolare mense scolastiche, trasporto e retta degli asili nido  e scuole materne – il cui piano è stato approvato dalla Giunta nei giorni scorsi, ha portato l’Amministrazione ad essere oggetto di critiche da sindacati, opposizione e rappresentanti dei genitori. Critiche che l’assessore al Biancio Marcello Minari giudica «demagogiche e prive di argomentazioni valide, sia tecniche che politiche» nonostante «la notevole esperienza accumulata dai consiglieri che sono stati anche amministratori negli ultimi 20 anni».

Minari mette in chiaro che «gli adeguamenti a quello che è il panorama delle tariffe provinciali e delle zone limitrofe, non sono stati mai motivati dalle ingenti morosità pregresse, delle quali comunque bisogna prendere atto, bensì dai costi elevatissimi che questi servizi per quantità sono arrivati a comportare». «Costi che, sia chiaro, non potranno diminuire almeno fino alla fine dell’anno scolastico 2017/2018, a causa di alcuni appalti in corso che abbiamo ereditato dall'amministrazione uscente».

L’assessore precisa che «per le fasce di estrema povertà non cambia niente, quindi risulta ridicolo sostenere che gli aumenti tariffari metteranno a rischio “l'unico pasto completo quotidiano” di alcuni bambini. Va sempre ricordato che attraverso i servizi sociali esistono forme di monitoraggio e tutela di tutte le situazioni di indigenza con la possibilità di intervenire in maniera mirata».

Spiega Minari: «L'aumento esponenziale dei costi (oggi un pasto della scuola primaria costa all'ente € 5,96 mentre € 5,70 un pasto all'Infanzia), è iniziato dall'introduzione degli alimenti biologici nel 2007, che oggi superano l'80% del “paniere”. Da un confronto con i rappresentanti dei genitori è emersa la volontà, in vista del futuro appalto, di riconsiderare questo aspetto pur nel mantenimento della qualità del servizio».

«L'Ente ha il compito primario di fornire servizi pubblici a tutta la cittadinanza – prosegue l’assessore con delega al Bilancio -, anche nella costante diminuzione di trasferimenti statali e fondi regionali ed è soprattutto obbligato a garantire la permanenza dei bambini in strutture adatte all'attività scolastica, salubri e con gli impianti funzionanti, perché a nostro avviso è assurdo fornire pasti biologici in strutture piene di infiltrazioni e muffa, con servizi igienici fatiscenti o con il rischio che un ramo di un albero si stacchi e ferisca qualcuno. Privo di senso è anche che i genitori debbano provvedere all'acquisto di materiale didattico perché l'ente non può garantirlo. Tutto ciò è avvenuto fino al 2016 ed è nostra precisa volontà cambiare rotta».

Decisioni, quelle dell’aumento delle tariffe, che Minari considera «difficili»: «Purtroppo vanno prese, per evitare di trovarci in una situazione di stallo completo come quella che abbiamo ereditato, mitigata solo dallo sblocco dei fondi vincolati, senza il quale oggi, chi ci ha preceduto non starebbe certo ripetendo il solito mantra». «Il piano di recupero delle morosità, ripartito sotto nostro impulso a novembre 2016 con la collaborazione dell'istituto comprensivo, sta dando buoni risultati a dimostrazione anche del fatto che le stesse non sono dovute esclusivamente a situazioni di difficoltà. Se questa attività dovesse proseguire proficuamente, dando quindi un beneficio diretto sul bilancio 2017, siamo pienamente disponibili a rivedere i provvedimenti sulle rette di frequenza di nido e scuole dell'infanzia. Ci rendiamo conto che detti servizi siano molto importanti anche per mitigare l'impatto dell'ingresso alla Primaria di alunni di origine straniera scarsamente alfabetizzati, preoccupazione manifestata anche dai rappresentanti dei genitori».

«Le politiche sociali e quelle di sviluppo devono andare di pari passo evitando una deriva assistenzialista – conclude l’assessore -, il cui risultato sarebbe solo quello di trasformare definitivamente Fiorenzuola in una città dormitorio, attrattiva solo perché più economica di altre e non per una realistica prospettiva di miglioramento della qualità di vita dei residenti».

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