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Omicidio all'area di servizio, scarcerato il camionista accusato di aver ucciso un collega

La procura, dopo minuziose indagini, ha chiesto al gip la scarcerazione, richiesta che è stata accolta. L’uomo, però, rimane indagato per omicidio volontario e su di lui gravano alcuni indizi. L’inchiesta non si è fermata e continuano gli accertamenti della polizia

E’ tornato in libertà il camionista lituano di 58 anni accusato di aver ucciso un collega 32enne ucraino, il 30 luglio scorso, all’area di servizio di Fiorenzuola, sulla A1. E sull’omicidio cala, così, un velo di mistero ancora più spesso. La procura, dopo minuziose indagini, ha chiesto al gip la scarcerazione, richiesta che è stata accolta. L’uomo, però, rimane indagato per omicidio volontario e su di lui gravano alcuni indizi. L’inchiesta non si è fermata e continuano gli accertamenti della polizia. La richiesta di far tornare in libertà il 58enne è stata firmata dai pm Antonio Colonna e Roberto Fontana. Subito dopo il delitto, sul camionista lituano, difeso dall’avvocato Andrea Bazzani, erano caduti una serie di indizi: dal coltello ritrovato con la punta spezzata sul suo camion, alle tracce di sangue, alle dichiarazioni di un testimone che aveva sentito una furiosa lite poche ore prima della ritrovamento del cadavere. L’ucraino era stato ucciso con una coltellata al cuore. E una Tac aveva evidenziato un frammento in un polmone: bisognava verificare se si trattasse della punta del coltello di ceramica trovato sul camion.

La procura aveva affidato le indagini alla Squadra mobile e gli accertamenti tecnici ai medici legali di Parma, per l’autopsia, e a quelli di Pavia per l’esame del Dna. Dagli esami è emerso che sulla vittima e sul presunto omicida, non ci sono tracce dei rispettivi Dna. Le tracce di color rosso sulla lama del coltello di ceramica non erano sangue. Inoltre, il frammento trovato conficcato nel polmone non apparteneva al coltello, ma potrebbe essere un pezzo di osso del torace dell’ucraino. La polizia ha esaminato in modo scrupoloso il camion, arrivando a smontarlo, mentre tutto intorno al luogo del delitto sono state eseguite ricerche anche con il metal detector.

Il lituano, che è gravemente ammalato, ha sempre detto di non ricordarsi nulla di quella giornata, trascorsa con il collega, con il quale aveva bevuto alcol in abbondanza. Ha raccontato al giudice di aver dormito per molte ore in cabina e di essere stato svegliato dalla polizia verso le 19. La mattina, alle 11.30, l’ucraino gli avrebbe copiato alcuni film su una chiavetta Usb. Poi i due si sarebbero lasciati, tornando sui rispettivi Tir.

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